Domenica mattina sulla tribuna di un campo sportivo di provincia, dove sta giovando uno dei figli. E’ il calcio dei ragazzini, le categorie giovanili come si dice nell’ambiente.
Come al solito un gruppetto di genitori a seguire la partita e anche stavolta la divisione con i babbi da una parte e le mamme da un’altra; alcuni invece si mischiano.
Chi ha figli lo sa: gli appuntamenti con lo sport segnano il tempo dei genitori in ogni finesettimana tra settembre e giugno.
La partita del piccolo, la partita del grande, la partita di quello di mezzo.
Sono anche occasioni per incontrare altre madri, scambiare due chiacchiere, consigliare la farina più leggera per fare le crepes o come si smacchia una maglia di cotone bianco dopo una corsa nel fango.
Oppure? Ho scoperto che c’è un’altra possibilità, un rimedio per sopravvivere alle partite di calcio.
Vi dicevo di una mattinata sui gradoni di una tribuna. Un po’ più in là, separate l’una dall’altra, saluto con la mano due mamme che tante volte hanno condiviso con me l’attesa al freddo, al vento, al sole, al caldo o alla pioggia. Questa volta sono silenziose e con gli occhi rivolti verso il campo da gioco. Senza distrarsi, senza parlare, sembrano sinceramente interessate.
Le osservo con attenzione e scopro il segreto di tanta concentrazione: tutte e due hanno gli auricolari nelle orecchie, poco più che bottoni bianchi che avevo faticato a individuare tra i capelli lunghi dell’una e il cappuccio del giacchetto dell’altra.
Tra il primo e il secondo tempo, la verità: stanno ascoltando un libro.
Hai mai provato?
-Sì, sì.
Ma non durante le partite di calcio, avrei voluto precisare.
Se lo fai una volta non smetti più, sentenziano.
Le guardo e già immagino un mondo parallelo fatto di ascolto, storie infilate nelle orecchie, libri che scorrono mentre mio figlio corre su e giù sulla fascia a “recuperar palloni”.
Che gli audiolibri funzionino anche sul divano di casa dove la famiglia si è riunita per l’ennesima partita di calcio in tv? Mah, proverò 😉